ALLA RICERCA DELLA MOTIVAZIONE PERDUTA

Quando un tema si presenta così spesso come sta succedendo nella mia attività di counselor e coach negli ultimi anni, credo sia necessario provare a rifletterci un poco più a fondo nonostante il proliferare della letteratura (e non solo) sul genere.

Il padre della Motivazione, A. MASLOW http://bit.ly/Maslowteoriamotivazionale ha posto pilastri importanti sull’argomento che credo la moltitudine ormai conosca, ma conoscere non vuol dire sempre avere COMPRESO, nel senso di AVER PRESO CON SÉ.

Parafrasare il titolo del noto film di Indiana Jones mi parso poi il modo più immediato per entrare in argomento, perché di fatto questo parrebbe il problema: questa MOTIVAZIONE è come un tesoro sepolto chissà dove e di cui tutti sono in caccia.

Così ogni volta che accompagno il percorso di crescita di un manager, prima o poi (spesso più prima) arriva la fatidica affermazione: “non mi sento motivato”, “dovrei ricevere più stimoli”, “mi mancano gli stimoli”, “non trovo le motivazioni”, ecc.

Ecco, qui incomincia il mio lavoro! Proprio come per cercare un tesoro nascosto, trovato questo punto sulla mappa interna, mi fermo e inizio a sondare il terreno per vedere se e quanto scavare. Già, perché il nocciolo della faccenda è proprio questo:

LA MOTIVAZIONE NON É FUORI DI NOI!

E dove starebbe quindi? Beh, il passo successivo nella ricerca è passare dalla Motivazione questa sconosciuta, all’AUTOMOTIVAZIONE: il tesoro nascosto dentro di noi!

Ma che cos’è che rende così difficile accedere a questo tesoro? Quali sono gli ostacoli sul percorso? La risposta è apparentemente semplice:

L’OSTACOLO ALLA NOSTRA MOTIVAZIONE SIAMO NOI!

Proprio così, perché di norma facciamo tutto da soli: ce la cantiamo e ce la suoniamo senza porci nemmeno il dubbio che il problema possa essere così vicino.

Ma perché siamo noi se poi non riceviamo stimoli e gratificazioni da fuori? mi direte voi. Beh perché forse non riusciamo a farci la sola vera domanda importante:

IO COSA STO FACENDO PER ALIMENTARE LA  MIA MOTIVAZIONE?

Spesso non sappiamo rispondere, anzi una domanda del genere ci mette in crisi.

Bene, allora partiamo proprio da questa CRISI (lo sapete già vero che etimologicamente vuol dire crescita?) e esploriamo il vasto campo della nostra automotivazione per ritrovarla, o meglio, per ritrovarne le fonti.

Andare al MOTIVO delle nostre AZIONI, letteralmente, ma non solo, questa la prima ricerca: ciò che ci spinge, che mette in moto il nostro MOTORE ogni giorno nella nostra attività e, soprattutto, nella nostra vita.

E allora potremo scoprire che ciò che ci motiva è LA SFIDA, oppure LA COMPETIZIONE, o ancora LA RELAZIONE, e così via! Di Motori ce ne sono tanti e ognuno ha il suo nascosto – come quel tesoro – dentro di sé, si tratta di trovarlo e portarlo alla luce.

La domanda giusta allora è:

CHE COSA MI MUOVE DAVVERO?

Dopo di ché, trovata questa SPINTA PRIMORDIALE, possiamo addentrarci su un terreno un poco più complesso e scoprire il parente stretto della nostra capacità di automotivarci: nostra signora AUTOSTIMA!

Proprio così, perché più sappiamo riconoscere il nostro VALORE e più siamo capaci di far partire quel Motore, di accendere (e mantenere accesa) la scintilla che attiva il FUOCO DELLE NOSTRE AZIONI.

Così il panorama diventa completo e il cerchio si chiude, perché…

L’AUTOMOTIVAZIONE CI VUOLE AUTONOMI!

Quando sappiamo di valere e siamo in grado di riconoscerci qualità e difetti nelle stesse proporzioni, senza sentirci sminuiti ad ogni critica o esaltati ad ogni complimento, quando sappiamo restare SALDI nonostante gli eventi e, come querce al vento, lasciare ondeggiare la chioma sentendo stabili le radici… allora e solo allora, avremo raggiunto quella che si chiama l’AUTONOMIA dell’AUTOSTIMA.

Da questo traguardo in poi, saremo capaci di andare a cercare la motivazione tanto agognata dentro di noi, senza aspettare nulla da fuori, sapendo misurarne il livello e l’intensità energetica.

Avremo il nostro TERMOMETRO INTERNO funzionante che saprà dirci se e come riflettere sulle nostre motivazioni e se e come rivederle (si perché un check-up ogn i tanto è bene farlo), di cosa hanno bisogno e di cosa invece no.

Bene amici, le domande le avete, le risposte se volete possiamo anche esaminarle insieme: sono qui pronta ad ascoltare!

L’evidenza del Talento in azienda

L’azienda, piccola, media o grande che sia è dove pulsa la vita attiva, dove ogni giorno tutti noi con rapporti contrattuali diversi (dipendenti, consulenti, collaboratori), ci mettiamo in gioco e sfidiamo noi stessi, le nostre capacità e competenze cercando di soddisfare quella più o meno consapevole necessità di riconoscimento da parte del mondo là fuori (sempre quello il tasto dolente…)

Per questo amo questo mondo e ho scelto di  fare il counselor proprio nelle organizzazioni, perché è li che ci esprimiamo in ogni nostra sfaccettatura, è li che agiamo le nostre relazioni e i nostri modi di essere che danno origine al nostro fare e che, anche questo senza saperlo, ci portiamo in ogni aspetto della vita.

Già, ma io nelle organizzazioni (e anche fuori),  cerco di vedere le potenzialità, i Talenti e mi spendo per dare voce alla meraviglia che ci appartiene, quindi questo post lo scrivo proprio per accendere i riflettori su  QUANTO  e  COME diamo, e ci prendiamo, la possibilità di dare voce al meglio di noi!

La mia riflessione  nasce dalle esperienze che ho fatto negli ultimi mesi, in cui ho avuto modo di  confrontarmi in modo massiccio e continuativo (più del solito), con organizzazioni private di ogni dimensione. Mi sono trovata alternativamente nel ruolo di fornitore, cliente e consulente e ho avuto l’opportunità, oltre che di apprendere molto affinando le mie competenze di coach e counselor, anche di osservare come e quanto la gestione delle relazioni in ogni contesto professionale possa fare la differenza.

In particolare, ho osservato  quanto siano effettivamente utilizzate le reali potenzialità delle persone, ma soprattutto quanta attenzione vi sia a questo aspetto nel momento in cui si assegnano ruoli, compiti, responsabilità.

Purtroppo il risultato della mia osservazione non mi ha soddisfatto: ho visto troppe volte una scarsa competenza relazionale in opera da parte di chi ha ruoli gestionali e direttivi, con la conseguenza che l’ottenimento di adeguate performance qualitative ma anche quantitative in termini di risultati, diventa qualcosa di faticoso da raggiungere e a nulla servono metodi motivazionali “vecchi” e mal gestiti sull’onda “bastone&carota”.

Le persone lavorano meglio e danno di più quando fanno qualcosa che aderisce alle loro inclinazioni più profonde e, in quel caso, riescono anche a svolgere attività meno gratificanti con più leggerezza e soprattutto efficacia.

Ho visto e intuito diversi talenti non ascoltati e per questo credo sia giusto scriverne e rivolgere queste righe a quanti tra di voi e/o a voi vicino, hanno il meraviglioso e difficile compito di gestire altre persone e occuparsi della loro crescita in favore della crescita dell’organizzazione in cui sono inserite.

Il Talento in azienda può essere molto evidente se si sa guardare! Bisogna però prima imparare a guardare alle persone non come a portatrici unicamente di profitto ma come portatrici di sviluppo in senso ampio dell’organizzazione. Bisogna saper vedere le peculiarità che ognuno può dare e cercare, pur conciliando le necessità di tutti, di fare in modo che le persone possano fare ciò per cui sono effettivamente portate: questo significa sviluppare potenzialità!

Non è facile, lo so, ma gli strumenti ci sono e, a ben vedere, se utilizzati al meglio possono dare la chiave per lavorare con più efficacia e benessere ad ogni livello organizzativo, che tradotto significa produrre di più e con maggior qualità!

Lo strumento per eccellenza che in molte aziende esiste già è LA VALUTAZIONE DELLE RISORSE, qualcosa che può essere asettico, inutile e solo una scheda da compilare, oppure la chiave di volta per trasformare il rendimento delle persone e renderle soddisfatte allo stesso tempo.

Se oltre a compilare una scheda includiamo nel processo di valutazione un momento di confronto e ASCOLTIAMO le persone, beh vi posso assicurare che già SOLO questo momento avrà dato la possibilità di scoprire quanta potenzialità inutilizzata, perché non conosciuta, vi cammina ogni giorno accanto.

Valutare è un’attività necessaria, ma si tratta di un processo complesso che può e deve essere utile per tutti portando valore, altrimenti diventa solo una perdita di tempo e qualcosa che almeno una volta all’anno va fatto!

Questo articolo http://huff.to/1lH5LRK rende bene l’idea di cosa accade quando le persone troppo a lungo non vengono valorizzate, senza dargli la possibilità di esprimersi al meglio.

Prima di “piangere sul latte versato” a volte conviene fermarsi e riflettere: questa è un’occasione.

Quali sono le vostre esperienze su questo fantastico mondo delle aziende? E le vostre difficoltà e/o successi? raccontatele nei commenti se volete a beneficio di tutti e continuiamo il confronto.

Ah dimenticavo! Esiste un altro strumento in grado di cambiare magicamente il rendimento delle persone, si chiama GENTILEZZA! Ma di questo parleremo un’altra volta.

 

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